Vivo all’interno del centro storico,
solo, nel mezzo del centro storico.
Sto in una casa del millecento,
anzi mi sembra milleduecento,
potrebbe essere milletrecento –
non mi ricordo la cilindrata,
la vera data.

Un giorno di questi devo chiamare
le Belle Arti e farmi dire
come si calcola l’invecchiamento.
Per arredarla mi son tenuto
più sul moderno, solo il soggiorno
è interamente di taglio classico –
cioè, neoclassico.

L’anodizzato ce l’ho trovato
ma quello bello, che sembra legno;
e all’assemblea condominiale
si è già parlato dell’ascensore:
sarà una spesa anche pesante,
ma in prospettiva mi valorizza
l’appartamento.

Con i soffitti a tre e novanta
il riscaldamento ci mette un po’,
ma c’è lo spazio per un soppalco
e anche per due; non ne ho bisogno –
per il momento non ne ho bisogno.
Potrebbe essere anche di legno,
abete o pino.

Sabato scorso avevo qui a cena
una mia amica – solo un’amica,
ma c’è un rapporto di confidenza.
E lei diceva che questa casa
tutto sommato non dà l’idea,
non dà l’idea di essere usata –
dice: vissuta.

E io le ho detto: che vita è
se non la tieni sotto controllo?
Ti lasci andare e sei finito,
la prima volta non lavi i piatti,
la volta dopo non apparecchi,
poi ti ritrovi con un pacchetto –
prosciutto cotto,
e te lo mangi lì nella carta,
uguale ai gatti.