Quasi un’abitudine

Quasi un’abitudine

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In Quasi un’abitudine, la direzione artistica di Federico Bagnasco ha previsto soluzionisperimentali, come in Se sono solo non ti scrivo (voce e contrabbasso). Tra le cover, Passaggio a livello di Jannacci, che apre l’album col piano di Marco Spiccio, e La notte si mangia le nubi, di Priano & Peirone. Testi di Gianni Priano tornano in Luce che passi sotto, in Tre febbraio e in A bruciarsi i capelli nei libri (dove è bello e struggente ritrovare la voce di Augusto Forin).L’arrangiamento di Matteo Nahum collega Aquellas pequeñas cosas, di Joan Manuel Serrat, alla versione italiana (Un’altra estate) di Gino Paoli, ed è di Marcello Bagnasco la fisarmonica.

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Descrizione

In Quasi un’abitudine, la direzione artistica di Federico Bagnasco ha previsto soluzionisperimentali, come in Se sono solo non ti scrivo (voce e contrabbasso). Tra le cover, Passaggio a livello di Jannacci, che apre l’album col piano di Marco Spiccio, e La notte si mangia le nubi, di Priano & Peirone. Testi di Gianni Priano tornano in Luce che passi sotto, in Tre febbraio e in A bruciarsi i capelli nei libri (dove è bello e struggente ritrovare la voce di Augusto Forin).L’arrangiamento di Matteo Nahum collega Aquellas pequeñas cosas, di Joan Manuel Serrat, alla versione italiana (Un’altra estate) di Gino Paoli, ed è di Marcello Bagnasco la fisarmonica.

Il piano di Marco Spiccio torna in Noi qui a pancia in su, con la batteria di Daviano Rotella, altro storico esponente del Franco Boggero Quintet, come del resto Paolo Maffi (suo il sax di Nel basilico) e Federico Bagnasco (che nello stesso pezzo suona la chitarra).

La chitarra soul di Paolo Bonfanti si sente invece in Un posto come Genova; e quella di Antonio Bottero (oltre alla sua voce) in Con i piedi nell’acqua, un pezzo finora inedito del 1975 (quando esisteva già un duo ‘Boggero & Bottero’). Infine, il brano del 1988 che titola l’album (Quasi un’abitudine) vede affiancate le chitarre di Massimo Berri e Germano Jori.

I testi

Se sono solo non ti scrivo

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Se sono solo non ti scrivo, se sono solo non ti scrivo. Vado  per i deserti cittadini, e scopro palme a Soziglia, specchi d’acqua in via di Francia, e annoto (e un filo mi dispera) la vicinanza che è tra me e la sera, la vicinanza che è tra me e la sera.

Psicotango

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Indeterminatamente avvolti da un destino “tropicale” che banalità avvalora, qual comune desiderio. Inevitabilmente immersi in questa bolla autunnale rincorrendo il mondo, per timor di solitudine.

Tre Febbraio

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Poi c' è lui che al crepuscolo parte  e si reca giù al bar: son chilometri, quattro si dice tutti da camminar. Perché l'auto (la sua) è a dormire da Dante

Quasi un’abitudine

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Cagnetti avventurosi e cicalanti stanno fuori nella notte, c’è tanta luce elettrica sugli alberi, si vede anche da qui. Ho preso un portacenere di latta e sono sceso giù in giardino, così mi fumo l’ultima pensando a tutto quello che non ho.

Con i piedi nell’acqua

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Con i piedi nell’acqua sto pensando alla vita  Con i piedi nell’acqua è una gran bella cosa Le piastrelle del bagno sono quasi più rosa Ho il giornale davanti Leggo i titoli grossi Solo i titoli grossi Solo i titoli grossi

Nel basilico

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Nella serra del basilico giovane (quello con le foglie ancora piccole)   ho trovato uno sgabello di plastica gialla e mi sono seduto a guardare o piuttosto, a pensare.

Luce che passi sotto

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Luce che passi sotto un’altra porta chiusa sguardo da sotto in su che quasi chiede scusa Fuori dai cerchi magici con mezza ala voli non hai un pensiero unico solo pensieri soli

La notte si mangia le nubi

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La notte si mangia le nubi il loro giocare a sembrare un gatto la barba di Darwin, un rene, un veliero nel mare Si mangia, la notte, quel fare che è tutto un travaso, una pena Piegare tovaglie, la schiena lavare stoviglie, la faccia

Un posto come Genova

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E uno dice che in un posto come Genova certe cose non succedono mai, tutto quanto è già scontato, prevedibile: “È la base che ti manca, è la base che ti manca…”

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