E così, Ezio Vendrame se n’è andato. Genio e sregolatezza del calcio, sarà inutile insistere su questo binomio, già l’hanno fatto in tanti. Certo, è stato un grande centrocampista e non ha potuto essere celebrato come avrebbe meritato per la sua classe davvero grande.
(Ma io lo voglio ricordare qui come poeta.)
L’avevo conosciutoi nel gennaio del 2000, a San Vito a Tagliamento, dov’ero andato con Spiccio e Forin per un tributo a Piero Ciampi (c’erano anche Nada e Pino Pavone). Ezio aveva letto sul palco alcuni testi di Ciampi, io gli avevo dedicato al volo Mario, una canzone sul calcio visto in chiave quasi lombrosiana.
Lui mi aveva poi regalato, e a sua volta dedicato, un suo libro di versi: ne riproduco qui la copertina (con quel titolo significativo) e alcune pagine.
Nativo di Casarsa, e dunque contrerraneo di Pasolini, Ezio ci teneva a distinguersi – così diceva – dai ”veri poeti”.
Eppure.