Sotto Villa Pallavicini, il tuttora rinomato parco “all’inglese” di Pegli, passa da diversi anni l’autostrada: ed è soprattutto l’Oasi dei Palmizi a subirne la vicinanza, funestata com’è da un costante rumore di fondo.
Nonostante i molti restauri, la Villa porta ancora, inevitabilmente, i segni di un lungo abbandono. Negli anni ’60 e ’70 era ridotta a una sorta di giardino pubblico, in barba al raffinato percorso emozionale con la quale la si era voluta concepire (e inaugurare, nel 1846).
Ho avuto la fortuna di partecipare, da piccolo, a una di quelle visite guidate à l’ancienne. Era un abilissimo custode a farsi regista di una raffinata sequenza di giochi d’acqua, per cui veniva schizzato – a sorpresa – il bambino messo sull’altalena, e subito dopo – sempre a sorpresa – la parentela ghignante.
Giovanotto laureato, avevo avuto l’occasione di scrivere un saggio sui giardini “all’inglese”1. A Pegli esisteva ancora l’Azienda Autonoma di Soggiorno, con una piccola biblioteca: lì avevo potuto consultare la guida ottocentesca alla Villa di un certo Andrea Pollano, che descriveva tempi e modalità della visita guidata, e la relativa profusione di giochi d’acqua (un tempo assai numerosi)2.
All’Azienda Autonoma mi avevano omaggiato di diverse cartoline, che già allora apparivano vecchiotte, e che a trentacinque anni di distanza sembrano provenire da un altro secolo (e in effetti, così è).
Prediligo decisamente, come si potrà immaginare, la serie con l’incorniciatura a stendardo realizzata – verso il 1920? – da tal Gaetano Bixio.
Niente male anche la singola – anni ’50? – che il Portiere allungava, con l’auspicio di una mancia, ai bambini in gita di piacere dopo la Prima Comunione.


1 F. Boggero, Per una traccia del giardino”all’inglese” a Genova, in Studi di storia delle arti, 3 (1980), Genova 1981.
2 A. Pollano, La Villa Pallavicini di Pegli, Genova (Tipografia dei Fratelli Pagano) 1865